Emilio Capaccio
- 02/02/2014 13:16:00
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Molto, molto ben scritta, Federico, e soprattutto estremamente autentica che mi conferma la tua sensibilità poetica e la tua capacità di comunicare quello che è difficile comunicare: lalienazione dei tempi moderni, del presente che si stacca dalla nostra pelle e diventa corpo a sé stante, la rinuncia a certe aspettative di vita. La scrittura diventa allora sintomo e cura, pena e gloria. I poeti, i "veri" poeti, sono sentinelle di questi cambiamenti, di queste inquietudini che da una dimensione intima sinnalzano a un sentire collettivo - sociale - e si espandono, ancora e ancora, fino a definire una condizione umana, tanto più oggi, nel nostro presente che non distilla più orizzonti limpidi e sognanti.
Un abbraccio.
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Lorenzo Mullon
- 30/01/2014 11:44:00
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Cazz... scusa, pardon... era la poesia che aspettavo! Ma oggi è tutto una ruota della fortuna che volge a favore della gioia. Come scrivevo prima, non si può attirare che quello che siamo. Se ti vuoi davvero liberare, bisogna sentirsi già liberi, liberi anche di riempire unangosciosa distanza dalla libertà. Questa poesia è un urlo!! Ha bisogno di una risposta. Diamocela, tenendoci per mano
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